Oggi, nel percorso che ci accompagnerà fino a ridosso della Rugby World Cup in Giappone, siamo ospiti nella terra di William Wallace. Nella terra dove non si molla mai un centimetro, nella terra dove quando si cade ci si rialza sempre. Nella terra dalla quale noi avremmo da imparare tanto. Nella terra dove ancora sta la Calcutta Cup. Oggi siamo ospiti nella terra di
Per la squadra di Townsend tutto sembra già scritto. Nella pool A, che vede Samoa e Russia un passo dietro le altre, c’è da battere con fermezza i padroni di casa del Giappone, al fine di garantirsi il passaggio ai quarti di finale. Cosa che non sarebbe incredibile, visto il passato dei Dark Blues, sempre ai quarti di finale tranne nel 2011 e addirittura quarti nel 1991. In apertura di competizione invece la grande sfida con gli Irlandesi, che bisogna ancora capire se hanno in testa il bersaglio grosso oppure no, e che comunque possono essere un avversario battibile per Laidlaw e compagni.
Ma gli Scozzesi sono in grado di andare oltre i quarti? Arrivando secondi nel proprio girone, giapponesi permettendo, avrebbero di fronte la vincente del gruppo B. Quello dell’Italia, del Sudafrica, della Nuova Zelanda. Una delle ultime due sarà la prima della pool al 99,9%. E per i Cardi si tratterebbe di un match complicatissimo. Al pari di quel quarto del 2015 perso di un solo punto contro i Wallabies. Arrivando primi quasi sicuramente incontrerebbero sempre una delle due big downunder, a meno di exploit clamorosi degli Azzurri.
Ma resta sempre e comunque il fatto che prima di qualsiasi altra cosa, prima di qualsiasi calcolo o riflessione, è necessario comprendere se questa Scozia vuole diventare grande o no. Un trofeo importante in bacheca a Edinburgh manca dal 1999, con quell’ultimo Five Nations, che ormai odora di storia vecchia. Qualcuno dirà: la Calcutta Cup è loro da due anni a danno degli Inglesi (vittoria 2018 e pareggio 2019)! Ma la Scozia è davvero quella che vince contro il XV della Rosa? Quella dei 31 punti recuperati in un batter di ciglia? O è la Scozia che perde l’anno scorso con gli Stati Uniti? Che viene sorpresa a valanga nel Sei Nazioni da una mediocre Francia e che se molla l’acceleratore prende tre mete in dieci minuti contro un’Italia innocua per 70 minuti? Qual è la vera Scozia? Dove vuole arrivare?
Townsend vorrebbe, com’è ovvio che sia, che i suoi ragazzi diventassero grandi, rugbisticamente parlando. Dei grandi. Da Olimpo ovale. Immaginiamo un’ottima prestazione con l’Irlanda e un’impresa nei quarti con gli Springboks. A quel punto nulla sarebbe impossibile.
Ma i sogni sono per i ragazzi. Gli Scozzesi invece vogliono diventare grandi.