
La finale scudetto di una stagione tutta particolare, non si poteva che disputare il 2 giugno Festa della Repubblica italiana, in uno stadio simbolo del mondo ovale, il Plebiscito, con due storiche pretendenti al titolo come Il Petrarca Padova, alias Macigno Mobile, ed il Rovigo Delta, alias Armata Speciale. Derby numero 170, padovani con 13 scudetti, rodigini con 12. Ultimo confronto tra le due dieci anni fa al Tempio dove vinsero i tutti neri.
Diciamo che ci sono tutti gli ingredienti per una finale al cardiopalma.
E le due franchigie non deludono le aspettative. Padroni di casa chiamati a confermare la strepitosa regular season, ospiti che si presentano col mood ‘non succede, ma se succede.’
C’è emozione sugli spalti, c’è tensione in campo mentre i ragazzi si riscaldano, c’è un gran casino nel mio condominio mentale. La giornata è bellissima ed il pubblico carico. Tornare a vedere del rugby giocato è già bellissimo, farlo per la finale è fantastico. Vediamo che è successo
Pronti, partenza, via. I rossoblù partono forte ma sono tanto smaniosi di fare che sbagliano un po’ troppo, palloni scivolati, controlli non precisi e distrazioni varie portano ad un tentativo di drop di Menniti Ippolito fallito miseramente, cui risponde Lyle con una sciabolata perfetta che attraversa tutto il campo depositando la palla praticamente alla bandierina. Touche troppo ghiotta per i ragazzi di Marcato che infatti arrivano in meta con il solito Cugini (costretto ad uscire più tardi per un infortunio alla caviglia), il cecchino scozzese dalla piazzola trasforma e siamo 7 – 0 al minuto 8.
Bello schiaffo per i bersaglieri che comunque non demordono e continuano a lottare su ogni pallone tanto che al minuto 20 sugli sviluppi di un’azione corale Cioffi parte per la cumplanare, incrocia Trussardi a sostegno, Bacchetti non passa e l’azione poi sfuma, ma poco dopo un fallo di Padova porta il Menni in piazzola che muove i primi punti per i suoi, mentre le mie inquiline mentali sono già al terzo giro di cointreau.
Sulla ripartenza errore in ricezione di Rovigo fallo e pali per il cecchino scozzese che allunga a 10 – 3 il punteggio. Questo non ha mai scherzato in campionato figurati oggi. E mentre disciplino il mio condominio mentale Rovigo attacca, Padova difende molto bene ma concede un fallo e il buon Andrea torna in piazzola 10 – 6.

Continua la pressione della Fermi CZ con Antl che buca la difesa dell’Argos con una gran giocata, giallo a Tebaldi, mischia e Ruggeri, MOM di giornata, che deposita la palla sotto i pali. Andreino trasforma e Rovigo passa avanti, per la prima volta, 10 – 13 mentre metà del mio condominio mentale è svenuto. È la finale ed è la prima volta che i neri con l’uomo in meno subiscono una meta. Non succede ma se succede.
Succede invece che i bersaglieri, continuano a pressare, c’è aggressività su ogni punto di incontro dicono quelli bravi, menano come fabbri dico io, Antl riprende palla, ma i suoi si fanno male da soli perché la riperdono. Padova con Tebaldi in punizione ha perso un po’ di ritmo – già ne aveva poco – ma anche Trussardi ci mette del suo, altra mischia, spinta di Rovigo, crolla Padova, calcio di punizione, euforia Menniti Ippolito in piazzola e la prima frazione si chiude 10 – 16 mentre mi stanno rianimando.
Sarà che fa caldo oggi, sarà che siccome sono a casa mia sto facendo i chilometri, sarà che sono molto combattuta tra la cocente delusione di non essere stata accreditata e l’ansia della partita, ma sono sfinita e devo affrontare altri 40 minuti. No, Maria io esco.

La seconda frazione vede tornare in campo un Petrarca licantropo che azzanna i rodigini, li mastica e li sputa. Placcaggi cementiferi e coltello tra i denti. Non si vede più il modello ‘calci lunghi e pedalare’, come diceva qualcuno, no adesso i padovani fanno girare l’ovale ed anche i gabbasisi ai tifosi avversari perché sembra siano stati annaffiati dalla pozione di Panoramix da quanto vanno forte.
Girandola di cambi che porta fuori Colitti e dentro Faiva, fuori Bonfiglio e dentro Ghigo che per non saper né leggere, né scrivere rifila un placcaggio ad Antl notevole. Sempre il nostro piratissimo argentino prova un drop ma i piedoni oggi non vanno.
Continua il buon momento patavino con il piccolo Zini (tanto per rimanere in casa Daemon) che guadagna un’ottima touche, sugli sviluppi della quale i tutti neri sfondano la difesa rossoblù e Faiva schiaccia in meta, Lyle trasforma una palla troppo facile e il Petrarca torna avanti 17 – 16.
È possibile avere un time – out? No? Mai una gioia!
Ma il 15 padovano non mi ascolta e continua a giocare forte del suo ottimo momento, mentre Rovigo è in fuorigioco. Nel senso non pervenuto? No nel senso di posizione. Rossoblù in fuorigioco, Lyle in piazzola 20 – 16 al minuto 66. Con un parziale di 10 – 0 ed un ottimo gioco di squadra, il Petrarca si avvia alla conquista del suo scudetto numero 14.
Ma. C’è sempre un ma con i bersaglieri, prima Cadorini viene asfaltato ad un passo dalla meta con un placcaggio da manuale, poi arriva la carica. I ragazzi di Casellato si ricordano di essere una squadra ed in quanto tale si muovono e arrivano prima nei 22, poi nei 5 ed infine nel metro antistante la linea di meta. Sale l’urlo dei tifosi ospiti, sale quello delle Ombre Nere, sale anche qualche santo ne sono sicura, a me sale la pressione, il battito cardiaco e le coronarie chiedono pietà. Cioffi, uscito per crampi, urla come un indemoniato dalla panchina. La Fermi si muove come un soggetto corale, le mie inquiline mentali urlano come delle invasate, domani avrò un’emicrania feroce, assalto all’arma bianca del 15 ospite, mentre i ragazzi di Marcato difendono con le unghie e con i denti. E qui torna il ma di prima e si chiama Carel Greef. Che io conosco molto bene avendolo avuto a Firenze. Il buon flanker sudafricano, infatti, memore della prestazione nella semifinale di ritorno col Calvisano schiaccia in meta la palla al minuto 80. Mitrea chiama subito il TMO per conferma e se ‘Rigore è quando arbitro fischia’ nel calcio. Nel rugby meta è quando arbitro decide.
TMO conferma. Meta Rovigo. Boato al Plebiscito che diventa una bolgia dopo la trasformazione ed il triplice fischio finale 20 – 23.
La Fermi CZ Rugby Rovigo Delta è campione d’Italia.
MOM Davide Ruggeri.
Marcatori: PT 7’ m. Cugini, tr Lyle (7-0); 23’ cp Menniti Ippolito (7-3); 25’ cp Lyle (10-3); 27’ cp Menniti Ippolito (10-6); 31’ m. Ruggeri, tr. Menniti Ippolito (10-13); 40’ +3’ cp Menniti Ippolito (10-16). ST 55’ m. Faiva, tr Lyle (17-16); 66’ cp Lyle (20-16); 80’ m. Greeff, tr Menniti Ippolito (20-23).

Complimenti ad entrambe le squadre per la bella partita e per il bello spettacolo che ci hanno regalato. Come dicono quelli che ne sanno, è stato un ottimo spot per il rugby italiano.
Mi sarebbe piaciuto vederla dal vivo, ma sappiamo com’è andata e sarà per un’altra volta. Forse. Quando non ci saranno più restrizioni né scelte obbligate. E soprattutto quando il mio condomino mentale si sarà calmato. Care condomine è chiaro che se si devono invitare le testate nazionali si invitino quelle e non le teste di minchia come me.
I giornali nazionali sono quelli che seguono sempre il rugby nazionale dedicandogli il giusto spazio. Ah, no, quelli siamo noi. Evvabbè dai, ma noi gli si sta sulle, no, zitte condomine. Che poi riparte la filippica come l’altra volta e io non ho più voglia di discutere, c’ho un’età e mi fa caldo. Ormai dove siamo collocate lo abbiamo capito anche se siamo nate bionde. Io poi, sono anche biondo rossiccia. E pensare che avevo fissato pure il parrucchiere per l’occasione. Come illusa? Mica mi potevo presentare nel salotto buono del rugby italiano coi capelli in disordine? No, il disordine non lo posso tollerare che ho l’ascendente vergine e quella è precisa. Sente tutto, vede tutto e, soprattutto, scrive tutto.
Dai su, guardiamo il lato positivo. Ho avuto la possibilità di vedere partite divertenti in contesti per molti proibiti, di questo ringrazio e ringrazierò sempre chi lo ha reso possibile.
Mi sono innamorata mille volte almeno, di posti, suoni, colori, seggiolini polverosi, gradoni umidi e persone. Ed a proposito di persone ne ho conosciuto alcune bellissime, altre meno dalle quali ho comunque imparato qualcosa.
Mi sono innamorata di un’idea di rugby italiano che non esiste. E non è colpa del rugby italiano. Almeno non questa volta. No, è colpa di Candy Candy, la sola ragazza al mondo che nonostante portasse più sfiga della signora Fletcher e con dei capelli di merda è riuscita a conquistare quel grandissimo gnocchettone di Terence Granchester. Bello, sexy, dannato, tormentato e stronzo QB, ma acculturato, troppo onesto e sotto sotto tenerone. Insomma, una truffa.
Io e il mio condomino ci fermiamo qui. Vi salutiamo e vi ringraziamo per esserci stati accanto, divertitevi, state bene, siate allegri e bevete buon alcol.
“Non temere i momenti difficili, il meglio viene da lì.” [Rita Levi Montalcini]