Ciao Ciurma!
Finalmente ora siamo online anche con il nostro sito! Dopo un anno di post sulle varie piattaforme social, scorribande e ruberie, ora possiamo condividere il nostro modo di vedere il rugby con tutti voi! Ma prima di lasciare spazio alle chiacchiere da cambusa tra pirati, volevamo raccontarvi che cos’è Rugby Pirates.
Rugby Pirates nasce nell’hinterland torinese a settembre 2017, durante una serata tra amici con carriere professionali differenti, ma accomunati da un profondo e viscerale amore per la palla ovale, la birra e gli arrembaggi al bancone del bar post-partita.
Il progetto emette i primi vagiti grazie al capitano Barba Nera (Marco), nella vita grafico, ma arcigno tallonatore con alle spalle almeno 15 anni della più avversa serie C1 torinese come reale professione. Dopo qualche birra di troppo Marco racconta la sua idea agli amici di una vita: Michele, Giacomino, Gianmarco detto ‘il Prof’. Nasce così, tra risate e finti ribaltoni, quello che è l’embrione di Rugby Pirates:
“Raga, ma che ne dite se apriamo una pagina facebook, dove NOI raccontiamo il nostro modo di vivere il rugby? Quel rugby che, dopo una giornata tra clienti che ti fanno incazzare, deadlines che ti opprimono e vita di merda in generale, ti strappa un sorriso e ti allevia per quella mezz’ora tutto quel giramento di palle che la giornata ti ha creato?”.
“Ci sto”.
“Ci sto”.
“Ci sto”.
Dobbiamo essere sinceri: non ci ha offerto neanche una birra per convincerci, ma dopo abbiamo brindato ugualmente all’impresa che era appena nata.
Al gruppo dei fondatori si aggiunge poi e Federico nella funzione di esperto mematore e consulente del mondo social in genere.
Viene creato un gruppo whatsapp dove ci scambiano i primi post e la pagina prende così vita. Da lì in avanti è stato tutto un divenire di followers su Instagram e Facebook e, dopo qualche ban e profilo bloccato (per tutti i mari!), eccoci qui con oltre 10000 amici che ogni giorno leggono la nostra visione piratesca del rugby.
Solcando i tempestosi mari dei meme, agli albori del 2019, la ciurma si imbatte in due pirati di vero spessore tecnico, sia in termini di social che conoscenza del gioco. Il capitano decide quindi di accogliere a bordo Giulia LaMastrina Mastromartino vulcanica penna più fiorentina di una bistecca.

All’anagrafe Marco Stroscia altrimenti noto come Stro o Violento, per via dei suoi delicatissimi placcaggi a ribaltare. Tallonatore dall’età di 12 anni e imperatore incontrastato delle touche storte. Colleziona cartellini e infortuni come passatempo dal 2003. Noto anche come flanker, ha indossato la fascia di capitano della sua squadra (nella quale milita tuttora) allenando anche un piccolo commando di ferocissimi U12 oggi divenuti spietati Uruk-hai. Libero professionista dal 2012, si diletta nelle arti grafiche e nel marketing. Felicemente fidanzato con Giulia, ala di serie A, in modo da far rimanere il rugby in famiglia. Fondatore di RugbyPirates e capitano di una ciurma che speriamo possa traghettarvi verso interpretazioni alternative di questo fantastico sport.

Michele Cocca, che nella vita rugbistica è un pilone sinistro dal 2003 (pilone persino nel minirugby, dove non ci sono ruoli). Sportivamente parlando si toglie qualche soddisfazione grattando un’ottantina di caps in serie B. È stato compagno di squadra di Barba Nera fino al 2009, anno in cui le strade sportive si separano. Ci tiene a sottolineare che tutte le volte che lui e Barba Nera hanno giocato contro, Barba Nera non ha MAI vinto. Nella vita professionale, stranamente, si laurea in ingegneria informatica e prosegue poi gli studi con un dottorato di ricerca in machine learning. Niente… fa già ridere così: un pilone che fa il dottorato. Se il sito non funziona, contattatelo ma probabilmente ignorerà le vostre mail.

“Sei alto, grande e grosso, perché non giochi a rugby?”
Seconda linea per esclusione, ha militato in C1 piemontese, dove non ha mai segnato una meta. Panchinaro come vocazione. Pirata clandestino in questo sport, ad oggi senza ciurma, tornerà a solcare i sette mari con l’obiettivo di fare sacking su ogni touche.
Il suo vero nome è Federico Gobbo, videomaker, fotografo, grafico, stagista presso il Ministero dei Meme.

Nasce come figlio dei suoi genitori, per divenirne poi l’incubo, così come crede che sarà l’incubo di suo figlio, under 2, ruolo pilone destro. Chiunque lo incontrasse da fanciullo diceva che si sarebbe fatto prima a vestirlo che a dargli da mangiare. Arriva al rugby tardi, passando dal basket e dal calcetto… ma quando scopre che esiste uno sport oltre al curling dove (se si è piloni) non si è costretti a correre ma basta spingere e spegnere il cervello fa della palla ovale la sua vita. Vita che lo porta ancora a scuola, essendo “il prof”: di storia, lettere, geografia, religione e filosofia (eh sì, abbiamo solo piloni studiati in RP). Obbliga tutti a controllare gli accenti e le virgole nei testi che scrivono e si risente se ad allenamento qualcuno non gli dà del “lei”.

Sbarcato in questo mondo già nella maggiore età, trova una squadra che lo aiuta a diventare quello che è oggi. Un bastardo preparatore fisico. Dalla U14 alla seniores tutto lo detestano. A breve tutti lo ameranno visto che manca poco alla fine del master i osteopatia. Pessimo 10 ma buon estremo, si diverte a calciare tanto la palla e per questo è ulteriormente odiato dai compagni. Intravede la sua prossima carriera rugbistica negli old, ma non sa per quanto, perché con gli old è vietato calciare, forse meglio continuare a fare il sadico e a frantumare ossa sul lettino.

Naufrago raccolto sulle sponde del Po, in arte Sminchio, nella vita reale Dario Corona. Inizia a giocare a rugby ad 11 anni con Barba Nera, la sua compagna e Camioncino Cocca. Subisce anni di bullismo sportivo un po’ ovunque per colpa della sua lingua, veloce e pungente come il suo stile di gioco, ma proprio da questa oppressione trae la sua forza, “storpio folle suicida”. La sua carriera rugbistica si separa da Barba Nera & co in età adolescenziale, divenendo avversari, per poi ritrovarsi in seniores assieme. Da qui nasce Sminchio, di nome e di fatto, artigiano edile di professione, non si fa mai mancare qualche scorribanda con la ciurma ed è oramai diventato il mozzo di vedetta sull’albero maestro (almeno può parlare quanto vuole senza rischiare di essere lanciato fuori bordo).

Segui il rugby, davvero? Quale rugbista ti piace? La Mastrina (incredibile ma vero esistono donne che seguono il rugby per amore di questo sport).
All’anagrafe Giulia Mastromartino, la sua carriera rugbista la vede sempre titolare nella tribuna de I Medicei, sua squadra del cuore, qualche presenza in PRO14 e in tutte quelle della Nazionale a Firenze. Scrittrice innamorata di questo mondo, dotata di ottima memoria fotografica e, come ogni donna che si rispetti, attenta ad ogni dettaglio. Può perdonare i calzini non abbinati alla maglia o un partita sbagliata, ma non osate sbagliare un congiuntivo perché sareste tombati all’istante.
Esperta nella comunicazione riesce a parlare praticamente con tutti ma la sua vera specializzazione sono i tacchetti, anzi i tacchi.