A Parigi un XV della Rosa… appassita

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di Scott Ingleton

L’Inghilterra è riuscita a non segnare nella prima metà di una partita del Sei Nazioni. Non avrei mai pensato di poter assistere di nuovo a una scena del genere.

Tuttavia, in quell’occasione l’Inghilterra tornò a casa con una vittoria e a testa alta. Questa volta, non è andata nello stesso modo. Dopo forse il peggior primo tempo di Eddie Jones, è quasi da criminali dire che l’Inghilterra è andata via solo con un punto bonus. Anzi, bisognerebbe ringraziare.

D’altra parte, la Francia è sembrata estremamente pericolosa. Creativa, esplosiva, dinamica, tutte parole che userebbe un neolaureato per descrivere una start-up, queste sono le parole che servono a descrivere questa Francia giovane e affascinante. Piena di ritmo con Teddy Thomas e Gael Fickou, di forza con Charles Ollivon e il man of the match Gregory Alldritt, e di precisione con Antoine Dupont e Romaine Ntamack. Basta elencarne il potenziale, per descrivere la Francia.

Se ripensiamo alla partita dell’Inghilterra contro l’Australia durante la Coppa del mondo, possiamo notare alcune somiglianze tra i due incontri. Contro l’Australia l’Inghilterra aveva il 36% di possesso palla, ma nonostante ciò vinse in modo convincente. Difesero semplicemente e ciò bastò perché sapevano com’era l’Australia di Cheika e sapevano che avrebbe lanciato contro di loro un’offensiva che era nelle loro corde tenere a bada. Forse la Francia ha avuto un’intuizione simile. La Francia, insieme ai nuovi talenti in arrivo, ha nominato Shaun Edwards, arrivato dal rugby league e passato sotto l’egemonia gallese di Warren Gatland, come nuovo allenatore della difesa. Questo sembra che abbia avuto un successo immediato, dato che la Francia ha avuto solo il 39% di possesso, eppure, nonostante ciò, si è portata a casa la vittoria. Anche se osserviamo le statistiche sono tutte sopra la media: inizialmente la Francia aveva il 43% di possesso, il che significa che l’Inghilterra teneva di più l’ovale, ma non è comunque stata in grado di fare assolutamente nulla.

Questo paragone è sicuramente molto affascinante. La storica rivalità tra le squadre, il costante quesito di “quale squadra francese vedremo?”, il fervore con cui i fan dell’una e dell’altra squadra supportano le loro squadre, tutto ciò crea un’atmosfera elettrizzante. Indipendentemente da dove si gioca la partita. Tuttavia, quest’anno è stato tutto molto più intrigante. Jones ha deciso di far giocare titolare l’esordiente George Furbank, estremo dei Northampton Saints, fin dall’inizio, mentre Fabien Galthié ha deciso di lanciare come pari ruolo il giocatore del Montpellier Anthony Bouthier, suggellando anche per lui il suo debutto. Gran debutto per Bouthier, che, oltre ad essere dalla parte dei vincitori, ha guidato la linea di difesa da là dietro e ha piazzato i suoi calci di liberazione con precisione. Furbank, d’altro canto, ha fatto fallo due volte e ha avuto in generale un primo cap abbastanza scadente. 

Considerando che Joseph era in panchina come una potenziale ala e che Jones ha deciso di mantenere il sorprendentemente silenzioso Daly fuori, l’allenatore australiano ha optato fortemente per Furbank. Questo non vuol dire che questa decisione sia costata all’Inghilterra la partita, sicuramente no, ma vale la pena pensarci su. 

Forse Jones vuole rodare alcuni nuovi giocatori, facendo sì che essi giochino il più possibile prima della prossima coppa del mondo. Ed è anche vero che non puoi non iniziare se non con il Sei Nazioni dopo una coppa del mondo. Come è abbastanza chiaro che la perdita della finale della coppa del Mondo è ancora fresca nella mente di Jones.

Ciò che è stato peggio, tuttavia, è stata la grande quantità di errori di gestione da parte dell’Inghilterra. Al 28′ minuto, Farrell ha buttato via la palla. E al 30′ è successa esattamente la stessa cosa. Una scusante può essere quella della palla scivolosa, ma sicuramente le pregresse esperienze in Giappone non avrebbero dovuto dare a tutti quei giocatori, in particolare a Farrell, esperienza sufficiente per poter giocare con questo tipo di ostacolo? Tuttavia, questi errori di handling ci son stati, eccome. Gli uomini sono uomini e commettono errori. Ma in quanto giocatori di rugby a livello professionistico, è ragionevole pensare che essi sappiano come fare meta: dopo tutto, se fai più punti del tuo avversario, vinci. Strano, lo so.

Farrell tutt’altro che in giornata nel primo turno di questo Sei Nazioni 2020. Foto ©INPHO/James Crombie, tratta da sixnationsrugby.com.

Quindi, quando la tua squadra – che non è riuscita a segnare un singolo punto nella prima metà di una partita a livello internazionale – ed è arroccata nella zona rossa degli avversari, che lasciano spazi vuoti a destra mentre sono più numerosi a sinistra, forse dovresti approfittartene. Il pick and go è una classica tattica di gioco in cui una squadra usa i suoi attaccanti in cellule da due o tre per cercare di sfondare una difesa solo con la propria forza. Ed è un beneficio per la squadra in attacco perché in primo luogo concentra un gruppo di difensori e lasci spazi vuoti su entrambi i lati, permettendo alla tua backline di allargarsi con probabilità favorevoli di segnare; o, in secondo luogo, rompe la difesa avversaria e segna. È anche abbastanza semplice non perdere la palla durante il pick e go dato che lo slancio della corsa è piuttosto basso.

Quindi, quando la tua squadra attraversa ben quindici fasi di pick and go, solo perché il nove (in questo caso Ben Youngs) non si guarda intorno in cerca di altre soluzioni prima che la palla venga persa… bisogna porsi delle domande. Infatti Youngs domenica è stato lento, le sue decisioni sono state generalmente povere e sembrava addirittura incapace di cambiare qualunque strategia gli avesse detto di mettere in atto Jones. Anche il suo coinvolgimento nella prima meta di May è stato quasi inutile: era del tutto passivo. Youngs han fatto sei corse per un guadagno netto di otto metri, con una media di 1,3 metri per corsa. In confronto, Dupont – con meno possesso e meno opportunità – ha guadagnato 50 metri con 10 corse, con una media pari quasi al quadruplo di guadagno del terreno. Inoltre, Youngs, è risultato inefficace in quattro placcaggi (da uno di questi Rattez ha superato la linea di meta) mentre Dupont ne ha perso solo uno, facendo nove a cinque in questa particolare classifica tra mediani di mischia.

La maggior parte dei giochi offensivi filtra attraverso il nove e quando il tuo nove non è puntuale (come non lo è stato Youngs) possono verificarsi episodi come questo.

L’Inghilterra ha ancora però degli aspetti positivi. Underhill e Curry sono due mostri in terza linea, facendo corse decenti e mantenendo la pressione (Underhill è anche l’unico giocatore ad ascoltare quel prezioso consiglio “gioca sempre fino al fischio” durante la seconda meta della Francia). Itoje è stato brillante come al solito e May ha fatto le sue due mete (anche se è stato lui a concedere la seconda meta francese). Bisogna dire che la squadra inglese ha bisogno di molto lavoro e formazione per ricominciare a funzionare di nuovo bene insieme. Forse la coppa del mondo e i postumi di una sbornia sono ancora lì, o forse l’orgoglio ferito di essersi sentiti imbattibili dopo aver sconfitto gli All Blacks e poi esser caduti col Sudafrica, continua a farsi sentire. Tuttavia devono rimettersi in sesto dopo una sconfitta nella quale abbiamo potuto assistere a una Francia molto migliorata, e prepararsi a riportare la Calcutta Cup in Inghilterra, perché anche la Scozia non sarà un avversario facile.


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