La situazione anomala che stiamo ormai vivendo da febbraio, mi ha aiutata a fare qualcosa che difficilmente mi sarebbe capitato di fare per tante ragioni, pigrizia in primis, routine quotidiano in secundis. Così con i pirati abbiamo programmato una spedizione di fine estate in quel della Cittadella dove ho fatto due chiacchiere con uno stanco e molto provato ma egualmente gentile Mattia Bellini, ala destra della franchigia ducale e della nostra nazionale, classe 1994.
Al riparo dalla calura, opportunamente distanziati e protetti, ha preso il via la mia prima intervista faccia a faccia che dato il clima, il post allenamento e il dubbio del chissà come va, ho promesso fosse breve.
Ciao Mattia, grazie della disponibilità, entro subito a bomba chiedendoti le tue sensazioni ed emozioni dello scorso match.
È stato strano. Ero con Marci (Violi), sotto ai pali prima della partita e gli ho detto ‘Ma che stiamo facendo?’ Non sembrava una partita, il silenzio intorno che fa da cassa di risonanza a tutti i rumori e a tutte le parole. L’assenza del pubblico dava una cornice surreale. Poi quando è iniziata la partita è stato come sempre ma anche lì ho dovuto prenderci un po’ il via perché sentivo le chiamate degli altri – e ride – è stato molto particolare.
A proposito di momenti particolari. Com’è stato il tuo lockdown?
Allora, passata la prima emergenza, quella di mia sorella che era a Londra per uno stage post laurea, che è riuscita a rientrare in Italia, ed assicurata la sicurezza del nucleo familiare, mi sono goduto i lati positivi. Abito un po’ fuori Parma in un bel contesto con il giardino, quindi avevo sufficiente spazio ed ero con la mia morosa – questo è un lato positivo per te. Ride e continua – nell’ultimo periodo abbiamo avuto pochissimo tempo per stare insieme. Prima c’è stata la preparazione per il mondiale, poi il mondiale in Giappone, poi una breve pausa campionato e il Sei Nazioni. Insomma alla fine questa quarantena è stato un toccasana per noi.
Con buona pace di tutti quelli che si erano proposti come tuoi coinquilini post partenza di Edoardo Padovani. Scusa, continua, mi dicevi dei punti positivi.
Sì, venivo da un periodo molto intenso per me dove non ero mai stato fermo e non mi ero mai potuto rilassare soprattutto mentalmente, preso com’ero da quello che volevo fare. Così questa pausa forzata mi ha aiutato e focalizzarmi su di me e su quelli che sono i miei obiettivi sia per il rugby che per me come persona.
Il famoso piano B, in questo caso B come Bellini. Per fortuna ride anche dopo questa bischerata e continua.
Mi sono dedicato allo studio – Mattia si è iscritto alla facoltà di Economia e Marketing – vorrei proseguire nell’azienda di famiglia dopo la mia carriera nel rugby. Poi mi sono preso il mio tempo anche per i miei interessi. Tipo le piante ed i fiori che ho in giardino.
Si dice che ogni pianta abbia il suo tempo e la sua fioritura. In autunno le piante che fioriscono a primavera entrano in un periodo di quiescenza in cui si ricaricano ed iniziano a risparmiare energia in vista, appunto, della primavera. Se durante questo letargo invernale, diciamo così, un’improvvisa ondata di caldo le risveglia, i piccoli boccioli rischiano di schiudersi prima del dovuto ed appena ritorna il freddo cadono appassiti. Per evitare questo le piante non sbocciano a meno che non abbiano pienamente sperimentato tutto il freddo dell’inverno.
E così hai fatto te, hai atteso che il tuo inverno passasse e sei sbocciato. Ti ho visto crescere molto nell’ultimo anno. Per molti fattori, ma sono abbastanza sicura sia dovuta ad una tua precisa scelta. Per esempio qui alle Zebre eri un dei più giovani, adesso fai parte del gruppo dei ‘grandi’.
Davvero – e sorride – è stimolate essere nel gruppo dei vecchi.
Mattia, ti voglio bene, ma ho detto grandi, non vecchi.
È una bella sfida, perché ti guardano un po’ come riferimento, un po’ come modello da superare, perciò devi dare sempre il meglio di te.
Quindi sei cosciente di essere un modello in campo, e invece come vivi il fatto di essere uno dei sex symbol del rugby?
Ma no dai.
Sorride imbarazzato, abbassa gli occhi verdi. Mattia è così, istintivo, impulsivo, sanguigno a tratti fumino in campo, ma tranquillo, riservato, un po’ timido e riflessivo fuori.
A salvarlo, la voce fuori campo di Dario, l’altro pirata con me. Ha appena detto che è felicemente fidanzato.
Il che si aggiunge a tutte le disgrazie di quest’anno. Ma non per me, potrei essere sua madre, per tutte le succitate persone di prima, lui è un altro dei motivi per cui i miei amici guardano il rugby. Il primo resta sempre Marco Lazzaroni.
Potremmo fare il calendario dei più belli. Ora ci penso.
Oggi che il mio condominio mentale è stranamente silenzioso (tutte ferme in contemplazione del momento), ci pensa Dario ad aizzare le folle.
Ma continuiamo a parlare di te. Mi hanno detto che sei un buon amico e che ami la condivisione, specialmente dei libri. Li presti volentieri, inizia già a ridere, vero? – Te l’ha detto Marci – mentre quelli dell’università, li presti con altrettanta disinvoltura?
E qui ride di gusto.
Allora, dipende. Presto i libri da leggere, sì, ma alcuni libri soprattutto quelli universitari secondo me vanno vissuti e non si possono prestare, soprattutto se comprarli non comporta un grosso sacrificio economico.
Ho promesso una breve intervista, così finiamo col rugby giocato. Come sarà la partita domenica?
Sempre strana, ma con tanta voglia di bissare il risultato dell’andata.
Come dicevo prima, Mattia è così poche parole e tanti fatti. E a proposito di fatti, hai promesso una cosa a Dario e a me, sicché pensa al pigiama. E grazie ancora.
“In natura il tempo della fioritura arriva sempre al momento giusto.” (D.Ikeda)