L’utilita’ dell’Italia

Io che sono sempre pronto a criticare devo, per una volta, riconoscere la profonda utilità che la nazionale maggiore azzurra di rugby ha. Un’utilità profonda, impareggiabile, didattica. Sto perculando? Assolutamente no. Vabbè, dai… ni.

Sabato verso l’ora di pranzo, di rientro in bicicletta da scuola, vengo raggiunto dalla famiglia sulla via di casa, e faccio con loro gli ultimi cento metri di strada chiacchierando. Cosa hai fatto oggi a scuola, cosa avete fatto bimbi con mamma, oggi c’è un bel sole, si potrebbe fare una passeggiata al mare. I ragazzi a scuola avevano studiato (mamma mia, che soddisfazioni!) per la verifica sulla monaca di Monza, la sempre beneamata Gertrude de I promessi sposi. Anche alcuni degli alunni più scapestrati si erano dati da fare. Un vero miracolo.

Che cos’è un miracolo, papi?

Le scoperte dei treenni (3 anni) devono essere condite con un qualcosa di aulico e misterioso. Imparare una nuova parola vuol dire crescere. Per un padre forse non c’è nulla di più grande e significativo di trasmettere un bagaglio educativo e formativo al proprio pargolo.

Un miracolo è una cosa grande, quasi incredibile, che nessuno si aspettava potesse succedere. Un evento pazzesco, gioioso, quasi irripetibile. Hai presente quando quelli tutti blu (che sarebbero azzurri, ma sullo schermo son proprio blu) del rugby giocano e hanno davanti quelli tutti rossi? Sì? Ecco, quando quelli tutti blu (azzurri) vincono, allora quello è un miracolo.

Ah, ok. Allora poi me lo fai vedere questo miracolo?

Sì, piccolo.

Vorrei sentire questo alla prossima conferenza stampa (che sia del nuovo presidente, a cui vanno le mie congratulazioni e l’augurio di un buon lavoro, o dell’ultimo dei raccattapalle): noi ci mettiamo il massimo, ma per i miracoli ancora ci stiamo lavorando. Almeno si sarebbe più onesti e io potrei dire di aver insegnato una cosa giusta e vera a mio figlio.


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