Ogni anno, anche questo malgrado la pandemia di adesso, quando arrivano le ultime settimane di gennaio e poi i primi giorni di febbraio, inizio a sentire la pressione del Sei Nazioni che incombe.
È un po’ come prima di una partita importante. Che tu sia in serie C o alla Rugby World Cup non importa. Gola secca, ginocchia tremanti, mani sudate, stomaco in subbuglio, sudori freddi, senso di inadeguatezza. Stai per fare una cosa che ami e adori, per cui dai sangue, vita e passione.
Questo è sempre stato il Sei Nazioni per me.
E se si vince sono gioie, urla, commozione. Se si perde brucia l’animo di un fuoco lento e doloroso.
E se si perde da cinque edizioni di fila tutte le sante volte, le alternative sono due. O si abbandona la speranza e si decide di lasciare stare il rugby della nazionale italiana e dedicarsi a Motortrend e la sua avvincente programmazione… o si raggiunge il Nirvana. Che non vuol dire la pace dei sensi, attenzione.
Schopenhauer sosteneva che possiamo desiderare ciò che vogliamo ma non possiamo volere ciò che vogliamo (chi è arrivato al fondo della terza stagione di Dark sa di che cosa sto parlando). Questo perché il filosofo tedesco credeva che la volontà umana fosse totalmente irrazionale e non assoggettabile alla ragione. In buona sostanza, la volontà ci spinge verso la ricerca del piacere sommo, il quale però resta inappagato dato che non esiste niente capace di darci quel livello di godimento. A questo punto la libido non soddisfatta provoca dolore nell’uomo. Per uscire da questo eterno ciclo di ricerca del piacere, desiderio, delusione, dolore, Schopenhauer ci dice che la sola soluzione possibile è l’assenza dei sensi. Estraniarsi, cioè, dalla realtà intorno a sé per non cadere nella tentazione di volere una cosa che ci sembra piacevole e rimanerci poi male quando scopriamo che non lo è. Il famoso Nirvana di induista memoria. O se preferite, il motivo per cui scorre birra a fiumi dopo ogni partita della Nazionale italiana.
Quest’anno, con questa Italrugby, con questo passato inglorioso alle spalle (del quale possiamo imputare chi meglio crediamo: chi gioca, chi allena, chi governa, chi vuole governare, chi conta le schede, chi le riconta, chi non le fa ricontare, chi va in macchina federale per farsi rimborsare, chi va a piedi o in bicicletta, chi fa atletica o rugby o rugby o atletica, no! rugby, chi sta male, chi sta male ma nel profondo, chi non sta male, chi parla inglese, chi si è ritirato, chi cazzo volete voi tanto la colpa è l’ultima cosa che importa quando si tratta di vincere le partite, perché ho sempre preferito fare i complimenti a chi vince anziché puntare il dito verso chi fallisce) ho deciso di puntare al Nirvana. Così quando ne prenderemo 40 a ogni partita almeno non ci resterò di merda.
O almeno spero.