Italia: la proposta del Prof

Devo essere sincero: mi ero ripromesso di rimanere il più possibile apatico per questa Italia e ci sono riuscito. Un po’ perché di cose per cui gioire ce ne sono state proprio poche, un po’ perché la bellezza della Francia nostra avversaria ha fatto in modo da far sbiadire l’arrabbiatura dei meccanismi non oliati, delle carenze evidenti, delle sbavature ricorrenti.

E attenzione: non era mica facile riuscire a non emozionarsi al fine di non doversi poi ricredere e incazzarsi dopo. Sulla meta di Ioane a seguito di uno strepitoso Varney, che non avrebbe risolto o riaperto nulla, ma ci avrebbe dato modo di lodarci e imbrodarci un pelo di più, riuscire a non godere con ovvia e successiva delusione post TMO è un’impresa non da poco. D’altronde meta è quando arbitro fischia. Semicit.

Oppure non esser preso dallo sconforto più nero quando i nostri giocatori cadevano come birilli negli slalom giganti in prima fase dei Galletti o, peggio ancora, cadevano per non rialzarsi più sotto le bombarde dei mischiaioli d’oltralpe. Ecco, mantenere una salutare indifferenza in tutto ciò è, forse, la scelta più saggia.

Forse.

Ci hanno placcati male. Foto FIR.

Anche perché poi, parlando con un amico, a match concluso e con la sicurezza che stavolta non me ne fosse fregato nulla e fossi sopravvissuto all’acne allergica che fuoriesce puntualmente ogni volta in seguito alla pochezza dimostrata contro una grande e superba squadra, mi sento dire: “Eh, ma come si fa poi a dire sempre in conferenza stampa le stesse cose? I progetti, la crescita, le poche cose buone, abbiamo sbagliato ma… prendiamo il positivo e guardiamo avanti… stiam lavorando, siam giovani…”

A quel punto mi è crollato il mondo addosso. Il mio amico, mannaggia a lui, aveva ragione. Come si fa? Niente alibi, niente scuse.

Ho una proposta, per la mia pace interiore prima che per una effettiva utilità, dato che non credo che ciò comporterebbe qualche miglioramento nei punteggi delle prossime partite: silenzio stampa fino alla prossima vittoria nel Sei Nazioni.

Forse così potrei non tornare al mio quotidiano vivere con il sangue che bolle.

Forse.

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