Rugby on the road: intervista a Maria Elena Ippolito

Certe volte il mondo è proprio piccolo, specialmente quando ti trovi dall’altra parte del pianeta e nel tuo ostello senti parlare italiano…

Ok, non è così strano trovare italiani in Nuova Zelanda o in qualsiasi altra parte del mondo. Ma ti accorgi che il mondo è veramente piccolo quando l’altro Italiano che incontri (dopo quasi due mesi di viaggio) è un rugbista. Nella fattispecie una rugbista. Maria Elena Ippolito, seconda linea classe 1999, il primo backpackers rugbista che incontriamo lungo il percorso.

Forse non tutti sanno che cos’è un backpacker, anche se facilmente immaginabile. Ebbene un backpacker non è altro che un pirata, un pirata
libero che gironzola di porto in porto lavorando come può e dove può per pagarsi le spese e qualche bottiglia di Rhum 🙂 .

Tra i molti viaggiatori che ho incontrato nessuno giocava a rugby, episodio curioso se consideriamo che ci troviamo nella terra degli All Blacks. A volte sono strane le coincidenze della vita, specialmente quando scopri che la tua ragazza (ex giocatrice di Serie A) un anno fa ci aveva pure giocato contro, durante una combattutissima Cus Torino – Colorno all’Albonico, con tanto di sganassoni finali.

“Ah, ma allora sei tu?”, “solitamente giochi col caschetto!”. E vi lascio immaginare i bicchieri di birra e vino subito dopo questo occasionale incontro. D’altronde tra pirati ci si intende!

Col passare del tempo ho condiviso un ostello, emozioni e bevute con Maria Elena, ma solo dopo esserla andata a vedere giocare ho realizzato lo spessore dell’atleta che avevo di fronte. Una vera guerriera, degna di vestire la divisa del Rangataua (club di Tauranga), soli 19 anni, anche se in campo ne dimostra di più, per la gestione del match e l’aggressività che solo una seconda linea può mostrare in certi punti di incontro. Agile nonostante il suo metro e settantotto e forte come Brienne di Tarth.

In Nuova Zelanda il livello femminile è molto alto e le partite sono un’occasione di festa, specialmente se consideriamo una domenica soleggiata. L’atmosfera ricorda molto quella del football americano con i supporter che guardano il match sul cofano della macchina (quasi a bordo campo). Siamo andati a vederla in queste circostanze fortunate e ne è uscita fuori una bellissima domenica di rugby con tanto di fish&chips finale.

Alla luce di tutta questa ispirazione non potevo che intervistarla, dunque ecco la chiacchierata un po’ “bastarda” alla mia compagna di viaggio Maria Elena Ippolito.

Come hai scoperto il Rugby?

Allora, ho scoperto il rugby a 12-13 anni, perché i miei fratelli ci giocavano, quindi già in casa era un lotta continua. La prima squadra con cui ho giocato era prevalentemente maschile per cui dopo qualche mese mi sono stufata, ho ripreso qualche anno dopo con la selezione U14-16 del Colorno.

Hai iniziato a giocare da subito in Nuova Zelanda?

Sì, ho iniziato a giocare subito con un club di Auckland (Waitemata )e ci sono rimasta fino alla mia partenza per Tauranga, in tutto ho giocato con questa prima squadra per quasi 3 mesi. Non è stato un periodo particolarmente stimolante, in quanto molte atlete del team non erano molto presenti all’allenamento, anche se la qualità delle ragazze era molto buona.

Colorno, ex-campione d’Italia, com’è giocare con otto nazionali alla tua età?

È tosta, perché all’inizio non ti senti all’altezza di giocare con loro. Ma poi, quando vengono chiamate in nazionale, ti senti fiera, perché vuol dire che fai parte di una buona squadra. Ti paragoni sempre con le altre ragazze, per imparare e per capire come si gioca; però è faticoso perché in alcuni momenti pensi che è una cosa troppo lontana per te, in altri invece pensi di poterci stare a quel livello perché non è così distante. Di sicuro un ambiente così ti aiuta molto a crescere.

È stato questo il motivo che ti ha convinto a partire per la Nuova Zelanda?

Eh, un pochino sì… è stato anche il mettersi in gioco con se stessi e vedere come giocano gli altri, come crescono, come si allenano, è un costante paragone con il mio club per capire in cosa posso migliorare io e come posso migliorare gli altri. Ma l’idea di partire era già dentro di me da un po’. Ho finito il mio Erasmus e non avevo voglia di cominciare l’università a semestre iniziato, quindi mi sono detta: bene, cosa faccio? Facciamo la pazzia più grossa che possa fare. Se non lo faccio a quest’età poi non lo faccio più e dato che è sempre stato il mio sogno venire in Nuova Zelanda ho preparato le valigie e sono partita. Sto cercando di unire rugby e turismo, rugby e viaggio e penso che sia la cosa più bella che si possa fare.

Sai già cosa farai da grande?

AHAHAHAH… No assolutamente no, sicuramente devo trovare qualcosa che mi permetta di viaggiare e di unire le mie passioni. A parte il rugby mi piace molto, I DONT’ KNOW… ehm volevo dire non lo so, qualcosa riguardo alla qualità del cibo italiano e riuscire a lavorare nell’ambito dell’import-export, in modo da poter viaggiare il più possibile.

Sei giovane e ti abbiamo visto giocare alla grande contro il Whakarewarewa, Il Rangatawa ha ambizioni al titolo nazionale, che ruolo potresti avere in quest’ottica?

Ancora non te lo so dire perché è solo un mesetto che mi sto allenando con loro. Per ora ti posso dire che è molto difficile integrarsi nel gruppo, in quanto la cultura Maori è parte integrante del club e questa cultura li rende un po’ più chiusi. Sono gentili, molto gentili ma non si aprono molto e non ti integrano molto. C’è da dire che ad Auckland mi hanno accettato fin da subito però eravamo in poche. Qui siamo in 35/40, di cui molte sono brave e molte sanno di essere brave…

Tre delle Black Ferns che giocheranno contro il Canada questo sabato sono compagne di Ippolito.

Infatti giochi con diverse Black Ferns, com’è allenarsi con loro?

Molte sono Ferns, Les Elder ne è la capitana e gioca con me. Altre sono bravissime ma non lo sono… Praticamente c’è questa selezione regionale (Bay of Plenty) e molte ne fanno parte. Anche se non sono Ferns sono proprio forti. A volte in allenamento qualcuna tira fuori dei cambi di passo che non puoi immaginare, roba mai vista prima. All’inizio sei tipo WOW, sono molto brave, c’è un buon livello, ma penso che a volte sia simile a quello che avevamo noi a Colorno, Cioè son più veloci ma come intensità e qualità ci siamo vicine…

Ti vedremo un domani vestire la maglia azzurra?

Eh… quest’anno ci ho pensato tanto e devo dire che questo sarà il mio obiettivo principale quando tornerò a casa.


E noi te lo auguriamo tanto, piratessa!

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