6 Nazioni – resoconto giornata 4

Scozia-Galles 11-18 (1-4)

Al Murrayfield il Galles continua a rincorrere il Grande Slam.

Vince il Galles, che resta in corsa non solo per il titolo ma per un bellissimo e combattutissimo Grande Slam. Vince il Galles di Gatland, di Anscombe, di Davies e di Alun Wyn Jones. Vince il Galles ma la Scozia è un osso davvero duro e al Murrayfield di Edinburgo va in scena una partita superba. Superba perché non ci sono giocate fenomenali ogni due minuti, ma in campo c’è chi di rugby ne capisce, basta riguardare la meta degli scozzesi all’ora di gioco: quel passaggio interno di Russell merita di essere incorniciato ed elevato a patrimonio dell’umanità. Superba perché gli attacchi passano spesso da fasi statiche, maul o touche, ma questo permette di comprendere le abilità dei tecnici delle squadre, capaci di valorizzare i propri uomini in quello che sanno fare meglio. Superba perché, finalmente, si assapora e si apprezza anche quell’aspetto del gioco che non è da meno rispetto alla spettacolarità e che rende il rugby naturalmente meraviglioso: la difesa. La Scozia è sotto nel punteggio per quasi tutto il match e spinge come un animale ferito. Spinge per non perdere la terza partita di fila. Spinge per rendere onore al suo pubblico, al suo allenatore, ai suoi ragazzi che esordiscono e brillano, uno su tutti l’ottimo Graham. Spinge ma ha di fronte la corazzata dei Dragoni che si chiude, si piega ma non si spezza, si sacrifica e, alla fine, prevale. È stato un match tra due squadre vere. Vere perché unite, solide, impavide. Che bel match! Che bel 6 Nazioni!

Sovracoperta: Navidi, placcotutto.

Sottocoperta: Kinghorn, scolorito.

Inghilterra-Italia 57-14 (5-0)

L’orgoglio italiano non basta a Twickenham.

L’Inghilterra è una squadra di fenomeni. Sono quarti nel ranking mondiale solo perché il podio è troppo piccolo per contenere anche loro. Quarti nel ranking, ma secondi a nessuno. Farrell piazza un paio di placcaggi che noi, dal divano, sentiamo le ossa scricchiolare. E lui è l’apertura della squadra. Gli altri quattordici fanno i ball carriers. Genge è il sostituto di Mako Vunipola (infortunato, ndr), come se ci fosse bisogno di un altro pilone costruito col calcestruzzo. Tuilagi fa il Tuilagi. Cokanasiga fa tutto. Ma tutto tutto: stira anche le magliette prima di scendere in campo. Abbiamo bisogno di lodare ancora e altrimenti questa formazione stellare? No, non ce n’è bisogno. Ed era ovvio che la nostra bella Italia perdesse. Non è questione di errori personali, anche se ce ne sono stati, o di mancanza di preparazione fisica o mentale, cose anch’esse presenti. È una questione di cilindrata: una Panda non può gareggiare con una Ferrari. E la nostra è un’ottima Panda, sia inteso. Qualche buona cosa si è anche vista: Ruzza che va sempre oltre la linea del vantaggio; quel placcaggio sui 5 metri di capitan Parisse che arrotola su se stesso una montagna come Billy Vunipola; la bella meta di Allan, la difesa tenace dei nostri avanti; la mentalità di non arrendersi mai fino alla fine. Certo, potevamo essere più fortunati e non perdere due centri per infortunio in un quarto d’ora (Campagnaro e Castello), oppure riuscire a marcare una, se non due, mete in più. È andata come doveva andare. Lo sapevamo e ce l’aspettavamo. Bugiardo chi dicesse il contrario. Non si doveva vincere ma si doveva dimostrare di avere un cuore Azzurro nel petto. Lo hanno dimostrato tutti i nostri, dal primo all’ultimo, e di questo siamo contenti. La prossima settimana arriva a Roma una Francia in difficoltà. Arriva a Roma. A casa nostra. Sarà dura. Per noi, ma anche per loro.

Sovracoperta: Cokanasiga, multitasking.

Sottocoperta: Esposito, vai col liscio.

Irlanda-Francia 26-14 (5-0)

Una ritrovata Irlanda vince e convince contro una scolorita Francia.

Il moto d’orgoglio finale dei Blues è quello su cui Brunel deve puntare per presentarsi a Roma con la consapevolezza di avere una squadra all’altezza dei migliori del 6 Nazioni. Ma la realtà è che la Francia di questo weekend è stata ben poca cosa al confronto di un’ispirata Irlanda, che non ci sta a far la gregaria in questo torneo e vuole giocarsi il tutto per tutto nell’ultimo turno contro i Dragoni. I Quadrifogli sembrano essersi ritrovati e orchestrano una bellissima sinfonia ovale, che piega gli avversari e chiude i conti fin da subito. La partita non è mai in discussione e la meta di Earls da schema in touche è la ciliegina sulla torta di un dolce sublime, che aveva già regalato agli spettatori quel prelibato gioco di mani dei trequarti che aveva portato Sexton a schiacciare la seconda segnatura irlandese. I ragazzi di Schmidt dimostrano di essere capaci di vincere e convincere e, come si sperano tutti sulla verde isola, il mondiale non è poi così lontano. Sia in quanto a tempo che in quanto ad ambizioni. Guirado e i suoi invece hanno necessità di trovare continuità: dopo l’amnesia gallese, la batosta inglese e la bella prova d’orgoglio in casa contro la Scozia, giunge una nuova sconfitta, che dà fiato alle trombe e ai tromboni dei journaux français. A Roma per loro sarà obbligatorio vincere.

Sovracoperta: Ringrose, mani di velluto.

Sottocoperta: Bamba, sofferente.

Classifica: Galles 16, Inghilterra 15, Irlanda 14, Scozia 6, Francia 6, Italia 0.

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